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  • SPERIMENTAZIONI

    “Il fare artistico” DI Auro Salvaneschi

     

    La natura ci invia una espressione reale, eterogenea, multiforme, concreta nella sua essenza; sintesi della vita e dell’operato del creato. Ciò che in natura è realtà, l’uomo trasforma e realizza opere in sintonia con il proprio pensiero attraverso le più svariate sfumature dell’intelletto e della creatività: produce cultura. La figura umana, le piante e i fiori, il mutare delle stagioni, gli eventi storici, il vissuto quotidiano, tutto ciò che è opera del creato, persino i fenomeni atmosferici, stimolano l’addivenire e la metamorfosi della ricerca nei diversi settori. Il vivere ci porta ad esprimere il proprio “io,, e a manifestare espressioni che l’intelletto umano, stimolato dalla ricerca, rivela a noi stessi e coinvolge il prossimo: l’intento creativo attraverso l’opera. Da tutto ciò, in particolare il settore artistico, si è arricchito da sempre si svariate testimonianze con diverse espressioni di stile, di materia e quindi con risultati concettuali. La dinamica creativa attraverso la tecnica non ha mai conosciuto ostacoli, neanche nelle soluzioni più semplicistiche; è stata asservita ad una volontà diversa che non sia quella dell’operatore. Creare; personalizzare le materie prime, i prodotti basilari che la terra offre: l’argilla, i metalli vari, gli ossidi coloranti e quant’altro ci propone la moderna tecnologia, rappresenta in atto di fede, di vita, verso sé stessi e la società. Tutto ciò diventa cultura, progresso e conquista di nuovi e sempre più appaganti soluzioni i cui risultati sono patrimonio di tutti. Rinnovamento e continuità dei saperi: il segno, il colore, lo spazio, la forma, la materia, e maggiormente le tecniche e le tecnologie esplodono in un etereo virtuale che scorre in una manciata di pixel. Il rinnovamento e la continuità dei saperi, dell’arte, si evidenzia con una realtà espressiva (tecnica del messaggio) a cui è possibile riferirci per spiegare in che modo anche i mezzi informatici lasciano la loro impronta estetica sul messaggio. Questo avviene attraverso la forma più conveniente di accomodamento sullo schermo di immagini, segnali, titoli, richiami, indici e parole. L’impronta la lascia attraverso la sequenza di colori che adotta e che, certo, hanno una funzione eminentemente pratica (distinguere, scandire, separare, chiarire, rinviare) ma ce hanno finito di influenzare per creare un nuovo codice di presentazione visiva dei messaggi. E allora come collegare le “arti figurative,, e il segno se non integrandoli con le potenzialità che lo “strumento,, ci offre? Un conflitto che tale non si può definire se la convenienza appaga il fermento creativo. Il problema se si può enunciare riguarda l’intero mondo delle arti visive, il presente e il futuro modo di esprimersi per la conquista di nuovi spazi quale indirizzo al “saper fare,, ed al “saper essere,,. In questo modo anche l’utilizzazione del linguaggio informatico nell’ambito dell’attività artistica trova ampia giustificazione nella carica percettiva, nella versatilità “figurativa,, nell’alto grado di manipolazione dell’immagine che il computer effettivamente consente, perché anche tale pratica si concretizza, attraverso il fare artistico e nella molteplicità di varie attività estetiche. Un processo evolutivo, quello della creatività in cui conoscere e fare, spiritualità e pratica si riconducono all’unità dell’esistere. La creatività cii porta ad una progressiva conquista e assimilazione dell’ambiente circostante, un processo di “ sistole e diastole,, per il quale l’ambiente passa in noi e noi ci espandiamo nell’ambiente, un continuo integrarsi nel mondo in cui viviamo, in una completa consapevolezza di creare sé stessi e di esistere in modo pieno e autentico. Non di meno le molteplici e continue espressioni che producono i mas-media, ci tramandano continuamente una moltitudine di immagini, allora la forma è anche contenuto, è significato! E’ messaggio. Quindi, forme, colori e segni scaturiscono e appartengono ad un humus ancestrale del vissuto, annoverano la spiritualità dell’atmosfera culturale, colgono espressioni più significative e reinventano la dinamica concettuale dei contenuti. L’espressione tonale e/o cromatica, la costruzione delle figurazioni attraverso la percezione della forma, lo scandire dei piani e dei tagli compositivi, la profondità dei campi visivi, il fenomeno di acquisire e ricostruire le strutture portandole in significati do valore, è la metamorfosi del pensiero divergente. Tutto questo mondo incentiva “la sperimentazione,, in un campo dalle infinite valenze espressionistiche. L’arte è vita, creare è vita: realizzare opere è la continuità della vita. La forma, il colore, il segno, rappresentano le coordinate della propria personalità che vivono e si materializzano con l’atto creativo. L’arte, il fare artistico come espressione del proprio “io,, il messaggio che gli eventi ci tramandano, recepito e scandito nella forma per dare il concetto di ritrovare nell’amor proprio l’essenza della nostra cultura, per lo specifico bisogno di comunicare e trasmettere un sano ideale di bellezza. “… ciò che la Bauhaus concretamente propugnava era la comune cittadinanza di tutte le forme di lavoro creativo, e la loro logica interdipendenza nel mondo moderno.

    Nostro principio informatore era che progettare non è faccenda intellettuale né materiale, ma semplicemente parte integrante del contesto della vita, una parte a tutti necessaria in una società civile. (Gropius)

  • TESTIMONIANZE CRITICHE

     

     

     

    “ Auro Salvaneschi ha catturato e percepito i segreti della materia e solo così è riuscito ad estrarre, ad enucleare, a modellare morfologie scultoree, pittoriche e decorative insieme. Sempre ipercritico ed insoddisfatto crea opere utilizzando tecniche antiche e sperimentandone di nuove: è convinto che l’idea diventa immagine solo se il mestiere è conosciuto e dominato. Le sue fonti di ispirazione sono la natura e la storia: la prima per lui è “vita,, sempre uguale e pur diversa, è “nourriture terrestre,, nel senso panteistico e gidiano del termine; la storia è la guida, ma non tutti ne percepiscono gli insegnamenti e gli errori epocali portano distruzione e morte. Nell’ultimo periodo, nelle sue strutture la linea è più incisiva, è una ferita difficile da guarire, che può essere solo lenita col balsamo della memoria. ,,

     

    “ Innamorato della natura cerca di coglierla nella pluralità delle sue infinite manifestazioni che studia, non in maniera impressionista, ma da “realista ipercritico,, commosso dalle luci e dai riverberi luminosi. Il segno minuzioso, se in alcuni dipinti appare raggelare i contenuti rivela anche una conoscenza ed una competenza non comuni: natura come vita, indagata nelle sue forme archetipe attraverso l’energia degli elementi primari che costituiscono l’essenza. ,,

    Luciana Palmieri

     

     

    “ Per Salvaneschi, va’ detto subito, la pittura è il mezzo espressivo che permette la continuità della vita, sia sul piano etico sia estetico. Per questo non rinuncia mai alla professionalità tecnica che egli, anzi, esalta difronte all’ordine delle cose della natura. Il mistero della natura spinge così l’artista a considerare l’essenza dell’invisibile, l’esistenza ai micro organismi di cui egli si compiace di mettere in rilievo come pura sostanza cromatica. All’occhio indagatore non sfuggono mai i particolari, i quali si manifestano percettivamente come sogni luminosi dell’intera realtà sensoriale. La luce scandisce la sua valenza lambendo tutto ciò che il quadro contiene. Si tratta di luce chiara (positivista) che passa attraverso il filtro della logica e non dell’impulso. Luce che controlla il macrocosmo per svelare il mistero del microcosmo. ,,

     

    “ …Da artista, però coglie il senso allegorico della vita stessa che sviluppa, a volte in versione metaforica, pur non essendo la sua pittura una vera e propria metafora….Si può affermare che nella sua pittura nulla è affidato al caso, sicché si può pensare che l’intera orchestrazione sia frutto di un progetto intensamente vissuto fino alle estreme conseguenze.,,

    Pietro Liaci

     

     

    “… Tutti i diversi sentimenti che lo animano, per quel dialogo che Salvaneschi intesse tacitamente con chi va’ ad ammirare le sue opere è un dialogo che reclama ordine, schematismo, ma nello stesso tempo complessità di sentimenti, esaltazione dei principi morali da rispettare, regole da osservare. Forse per questo è artisticamente un irrequieto o, per dirla con lui, un insoddisfatto: accadrà di rado, infatti, che parlando di una sua opera, egli vi confessi di essere profondamente e completamente pago. Perché avrà qualcosa da ridire, un quid da ricercare, un filone misterioso da scoprire, un’ispirazione improvvisa da soddisfare subito, impetuosamente, appunto in modo irrequieto. C’è lo schematismo geometrico che esalta predicando ordine, perché senza ordine non c’è vita, ma questa potenza interiore nelle figure che esplodono attraverso e regole apparentemente rigide dello schematismo, quanti contrasti di sentimenti in quei colori a volte accecanti, che riproducono i colori di questa terra da cui si è fatto ammaliare! E’ un gioco creativo e distruttivo insieme, sino a quando l’artista non trova quell’attimo di serenità cerca, soffermandosi poi, predicatore stanco, a consegnare alle sue opere il messaggio non scritto. E’ un messaggio di pace ma anche di chiarezza e di lealtà per quanti credono nell’arte come espressione del proprio io, come sfogo delle intuizioni più genuine e più pure dell’animo umano. ,,

    Elio Donno

     

     

    “ Ti ritrovi se osservi i dipinti di Salvaneschi; c’è tensione, dietro quel geometrismo quasi scontato che sembrerebbe equilibrio spirituale, serenità e pura contemplazione. L’artista ti sorprende sempre, sia che tratti l’umile argilla, che nelle sue mani si trasforma in tensione emotiva e acquista vitalità piena e contagiosa, sia che usi il pennello con una tavolozza ricca e pure di una disarmante semplicità ed essenzialità, tanto che la pittura diventa ritmo… Il senso del primitivo, del naturale, non contagiato dalla mano dell’uomo costituisce il significato della pittura di Salvaneschi. Nelle sue opere, la figura e tutto ciò che ad essa rimanda è inserita ora su di uno sfondo che si allarga fino all’ estremo orizzonte, altre volte in un angolo della natura immemore dell’ora. Mi pare la sublimazione della storia nei contorni dell’umanità quotidiana. ,,

    Giuseppe Metti

     

     

    “ Non poche esperienze tecniche e formali hanno caratterizzato la vita artistica di Auro Salvaneschi, pittore, scultore e ceramista di notevole talento, conosciuto e apprezzato operatore culturale. Se è vero -come è vero- che tutte le sue esperienze hanno lasciato i segno nell’ambito della cultura, proiettata verso significati di sintesi metodologica, resta valido il suo punto di partenza e cioè la matrice di qualsiasi proiezione, astratta o formale che sia, per ritornare a riprendere il suo antico e sempre nuovo discorso, quello iniziato e poi interrotto per dare sfogo alle problematiche più avanzate del tempo. Auro Salvaneschi, pur accettando i segni dei tempi –come dimostrano le sue precedenti opere- ha espresso il travaglio interiore mediante la forma stilizzata o astratta, che obbediva a precisi canoni di equilibrata identità superando il formalismo e la retorica del momento. Tutte le opere sono curate da un’attenta e rigorosa stesura di colore, il cui fascino si estrinseca in un continuo gravitare di segni, di forme, di luci, di elementi che fanno da sfondo ai primi piani ove tutto concorre a dare un’immagine dell’opera la più completa possibile nella sua complessa articolazione. Perciò non è soltanto il carattere figurativo o la lezione di un’arte travolta dalle neo-concezioni visive a testimoniare il fascino e la bontà creativa quanto il rigore della ricerca formale, sente il ricorso a particolari sistemi tecnici, affidando il messaggio soltanto all’uso tradizionale del pennello e alla capacità inventiva. L’arte di Salvaneschi, osservata dal punto di vista della tradizione, si può definire benissimo “arte da maestro,, ; un maestro che sa coniugare l’arte con la vita e infondere in senso di pace in un mondo assillato da teoriche febbri e smanie di grandezza. Perciò l’arte di Salvaneschi, oltre ad essere la poesia del colore, è anche un poesia per la pace. ,,

    Giuseppe Vese

    “ Salvaneschi, che già si era messo in luce negli anni ’59/’60 con opere di una certa originalità, presenta nel 1964 al XXII concorso internazionale di Faenza un pezzo che ben si inserisce nel momento meno allusivo e fantastico più connotato in senso materico della cultura informale. L’interesse di quest’opera quasi un reperto naturale il cui aspetto sia dovuto a intimi, prolungati processi nella struttura del materiale, è tutta nelle sua asciuttezza, nella sua “negatività,, che non può fare a meno di assumere connotazioni di carattere esistenziale. Ancora una volta, anche qui, viene privilegiata la capacità di comunicazione che sprigiona dalle caratteristiche della sostanza primaria costituente l’oggetto debitamente sollecitata, ma senza forzature, dall’artista ormai sensibile al disagio di imporre firme che si rifanno a tutta una tradizione storica in crisi. Fra le opere di Salvaneschi, un certo rinnovamento è pure rilevabile in opere come quella intitolata “Pietra Consunta,,

    Da “Approccio alla ceramica informale in Italia,,

    Luciana Martini

     

     

    “ …Nella maggior parte dei lavori è forte l’estro creativo che si colloca in una realtà spesso fiabesca e sognata, che ha un taglio che non sta nella modernità affermata a tutti i costi, né alla figurazione pedissequa, ma che invece porta la figurazione a modulazioni nuove, come fatto compositivo, accompagnandola con smalti che ne rendono fiabesco il contenuto e ne accentuano il senso edonistico. …. E’ naturale che Salvaneschi, nella esperienza di pittore mise quella conoscenza stilistica che aveva maturato in precedenza: infatti le sue pitture, in un certo senso, potrebbero essere maioliche dipinte, se non fosse la materia pittorica forte a coprire questa sensazione e non vi fosse sovrabbondanza di particolari rappresentati, che solo con l’adeguata tecnica pittorica –e non con la ceramica- possono essere resi. I suoi quadri, sono espressione di una realtà viva e turgida, lontana da ogni enigma e ricercata con occhio che scruta i particolari con una lente che non lascia di essi alcun che di incerto e di casuale. L’uomo, l’ambiente e la natura sono il campo della sua opera, è l’armonizzazione di queste tre valenze, condotta a livello inconscio, che presuppone una cultura artistica e figurativa solida, costituisce uno dei pregi di essa. Salvaneschi non è un pittore di maniera accademica. Conosce la figura e studia gli elementi della scena vivificando tutto nell’atto creativo, nel quale gli fa da sustrato indicatore la cultura artistico-figurativa e le sue esperienze che ha acquisito. …I colori luminosi, impastati da una luce mediterranea, non sono aggiuntivi alle forme, ma crescono insieme a queste dandole una particolare tessitura che le definisce senza alcun che di casuale, sottoponendole a riflessione quasi quasi matematica, quindi certa e permanente. Non sono effetto di calcolo e di attento dosaggio di segno e di colore le pieghe dei vestiti e degli sfondi panneggiato dei quadri di Salvaneschi? Non è geometria dei triangoli, di romboidi e di figure che si innestano, piegandosi e ripiegandosi in volumetrie che assumono le dimensioni più libere nello spazio quella dei tessuti e dei drappeggi? Non è padronanza di linguaggio espressivo e di possesso tecnico il dare velature, trasparenze e modulazioni al di sotto delle quali si legge il soggetto rivestito e si sente quasi palpabile la qualità della forma? Ma conciliare l’input creativo con le forme razionalizzate e definite in ogni particolare è arduo, perché si corre il rischio di freddare la freschezza delle movenze. Solo gli artisti di una certa levatura ci sono riusciti. Salvaneschi ha appreso dai grandi artisti e questa sua cultura la ha vivificata e fatta trsmigrare nella sua opera che è di singolare individualità. ,,

    Antonio Elia

     

     

    “ …E’ in questo pacato panorama che si inserisce prepotentemente un nuovo genere definito “modernismo,, è prodotto da giovani, tra cui Auro Salvaneschi. Lasciati liberi di esprimere compiutamente le loro personali ispirazioni, diedero vita a inedite e sorprendenti creazioni, influenzate da una bizzarra interpretazione dell’arte picassiana. Se per i giovani di allora tutto ciò rappresenta il primo gradino della scala della notorietà, salita fino in cima da alcuni di loro per la manifattura caratterizzò un periodo nel quale la rinnovata ricerca sui colori, sulla materia e sulle forme scrisse un irripetibile capitolo nella storia dell’arte ceramica in genere e, nello specifico, di quella della storica manifattura pesarese. ,,

    Lucia De Maria

     

     

    “ A Lecce Salvaneschi seppe portare le sue conoscenze tecniche ed alimentare il desiderio di sperimentazione dei giovani trasmettendo ad essi la sua passione e quello spirito di ricerca, proprio dell’artista che non dà mai nulla per scontato e non si accontenta del risultato raggiunto, per quanto eccellente. Nascono così le opere d’arte ancora oggi presenti nella scuola a testimonianza di una costante attività i cui frutti si sono irradiati nel territorio in collezioni private e nell’arredo urbano. Quando, negli anni ’70 Auro Salvaneschi viene chiamato a dirigere l’istituto d’arte di Parabita, lascia una sezione ceramica in piena fioritura; rientrato a Lecce come di rigente dell’istituto dopo più di un decennio di assenza avrà modo di fornire ancora il suo supporto tecnico ed artistico a docenti che erano stati suoi allievi di un tempo. ,,

    Grazia Colaianni

     

     

    “ La sezione ceramica dell’istituto d’arte di Lecce dal 1959 vide impegnato il marchigiano Auro Salvaneschi che vi trasfuse tutto l’entusiasmo dei giovani insegnanti che si muovevano tra Grottaglie, Bari e Lecce e che avevano come punto di riferimento le sperimentazioni dei nuovi materiali a pasta compatta. In questi anni in Puglia viene sperimentata la porcellana, il gres, il refrattario. Questi materiali, a lecce, grazie all’apporto di Salvaneschi, vengono violentati, graffiati, scomposti per essere poi ricompattati in forme nuove. Le tre opere dell’istituto presenti nel museo di Faenza mostrano questo percorso sebbene non sconfinano mai in una astrazione pura che a Lecce è stata anche prodotta. Nell’opera “Vaso,, ceramica policroma e graffite il corpo è a forma di calotta emisferica fornita di due prese compatte estroflesse e di forma rettangolare, il piede è ad anello. Quest’opera mostra come gli interessi di Auro Salvaneschi all’inizio degli anni ’60 non fossero indirizzati esclusivamente verso esperienze di tipo informale: infatti, in questo caso, l’architettura dell’oggetto evoca forme popolari. Malgrado ciò la materia è pur sempre violentata, graffiata, stravolta. Salvaneschi non riprende la tipologia ceramica della vasca, bensì quella in legno, non ricopre la superfice con una coperta stannifera, ma utilizza un colore rosso bruno sul quale staccano i colori chiari. Il marchigiano Salvaneschi al Lecce stravolgeva l’intero materiale con risultati egualmente validi ed apprezzati nell’opera esposta al XVIII concorso nazionale della ceramica di Faenza; anno 1960. ,,

    Da “Ceramiche pugliesi dal XVII al XX secolo,,

    Saverio Pansini

     

     

    “ Le istanze spirituali di chiarezza e di coerenza, troppo superficialmente sottaciute dalla stravagante pittura contemporanea, di continuo impegnata in polemiche sterili e senza senso, o asservita ai valori effimeri di una società consumistica e nullificante, si ritrovano integre e operanti nella attività pittorica di Auro Salvaneschi e costituiscono al tempo stesso la migliore prospettiva per intendere a pieno la portata della sua arte. La ricerca scrupolosa della perfezione, conoscenza non superficiale del colore e della svariata gamma di toni in cui può essere distribuito, riferimento costante a contenuti attuali e ricchi di suggestione, permettono all’artista di inverare i mille contrasti che agitano il nostro tempo in una visione ampia e pacata, sempre vigile e presente, in cui il vecchio e il nuovo, il classico e l’informale, l’illusione obliosa e la fredda realtà trovano insieme pieno spazio vitale, anzi vicendevolmente si illuminano in un equilibrio che solo l’arte auto affinatosi costantemente all’insegna del lavoro serio e costruttivo riesce a realizzare. Elementi come piani di colore che si intersecano, offrono uno sprazzo di luminosità e di calore, subito disperso dal miraggio di una illusione coloristica; sfumature di colore di un azzurro nebbioso in cui gli elementi compositivi nascono come per miracolo. ,,

    Paolo Pisanò

     

    “ Artista leccese di adozione, è uno dei protagonisti della ceramica moderna salentina che ha contribuito allo svecchiamento e al rinnovamento dei metodi di cottura e di lavorazione dei materiali a pasta compatta tra cui la porcellana, il gres e il refrattario. Sempre continuo l’interesse di Salvaneschi per l’arte contemporanea e per i movimenti artistici, di cui, a partire dalla sua formazione iniziale a Pesaro, ha sperimentato tecniche e materiali, pervenendo a conoscenze e competenze artistiche sempre maggiori. L’entusiasmo per le innovazioni stilistiche delle coeve espressioni artistiche delle neo avanguardie soprattutto della cultura informale, l’artista raggiunge risultati estetici che lo allontanano dai linguaggi tradizionali e lo inducono a soluzioni formali che caratterizzeranno la sua ricerca di artista sperimentatore. ,,

    Salvatore Luperto

     

     

    “ L’opera risente delle molteplici suggestioni di un autore che nelle lavorazioni della ceramica ha sempre elaborato complesse ricerche e sperimentazioni. Dotato di una sapiente maestria nelle tecniche di modellazione e di cottura, Auro Salvaneschi sin da giovane si dimostra lontano da un semplice figurativismo descrittivo e predilige un registro più sintetico. Il suo “fare artistico,, spesso si colloca su una linea intermedia tra le scelte informali tipiche della sua produzione ceramica e quelle figurative, quasi iperrealiste, che dominano, a volte, nella produzione pittorica suggestiva… ,,

    Marinilde Giannandrea

     

     

    “ Auro Salvaneschi, per me, è un grande innovatore…introdusse un tipo di ceramica nuova con colori opachi, secchi, senza brillantezza. Salvaneschi, inoltre, aveva anche un modo di modellare che mi sorprendeva: non partiva dall’insieme, ma da un particolare, e via via costruiva la figura. ,,

    Marcello Gennari

     

     

    “ … L’opera in sé stessa è valida sia sul punto tecnico che sul piano espressivo poiché basandosi su routine grafiche commerciali e sistemi a basso costo riesce ad ottenere effetti di notevole potenza espressiva che, comunque, dimostrano un sottofondo culturale ed un’esperienza artistica. L’opera è in uscita da una stampante a colori, di per sé stessa leggibilissima e con chiaro intento di sfruttare sul piano formale il segno tipico della stampante adottata, sia per le parti in nero che per le pari a colori. Ritengo quindi l’esperienza assai positiva sia per gli intenti che per i risultati ottenuti. ,,

    Dalla rivista “Micro computer,,-rubrica arte e computer-novembre 1988 rassegna arte computer (Barcellona Pozzo di Gotto-ME)

    Marco Mrinacci

     

      

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    Fondazione Palmieri   - Lecce-  2014

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